#BUCCINASCO I giovani profughi nella casa confiscata e la convivenza (quotidiana) con il boss

CORRIERE DELLA SERA – di Cesare Giuzzi – Se non fosse per quel cartellone con i nomi di tutte le vittime delle mafie attaccato al cancello d’ingresso, qui tutto sembrerebbe normale. Per quanto normale possa essere vivere con un boss della ‘ndrangheta come vicino di casa. Anzi quasi come padrone, visto che Sandro, Daniela e i loro sei «figli» acquisiti — profughi minorenni arrivati da Gambia e Mali — vivono nell’altra metà di casa Papalia, quella confiscata dallo Stato dopo le ultime indagini sul clan di Buccinasco.
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