Affari e paura: il codice penale da solo non basta

Il Sole24ore – «Nell’ambiente in cui lavoro si sa che qualora si intendano eseguire lavori di movimento terra nella zona di Assago, ci si deve rivolgere a ditte che impiegano padroncini calabresi. Io stesso ho potuto constatare che i nostri fornitori ai quali vengono proposti lavori in Assago, si tirano in dietro. I prezzi applicati dalle ditte calabresi sono assolutamente di mercato, solo che nella zona di Assago, Corsico, Buccinasco, vogliono avere il monopolio. La ragione per cui le altre ditte non vogliono lavorare in quel territorio è che temono atti di danneggiamento e incendio.

(…) Ricordo che a un certo punto Maurizio Luraghi mi chiese di dividere il sub appalto conferendo una parte dell’incarico alla ditta individuale di Barbaro Rosario. Io (…) mi allarmai perché il nome dei Barbaro incuteva un certo timore, so che si tratta di famiglia calabrese coinvolta in questioni di criminalità organizzata. Firmai così i contratti con la Lavori Stradali e con la ditta individuale di Barbaro Rosario. Successivamente, però la ditta di Barbaro Rosario ebbe grosse difficoltà tecniche a proseguire i lavori perché non aveva le capacità tecniche e i mezzi necessari.

(…) Quando mi fu sottoposta la richiesta di subappaltare ai Barbaro da un certo punto di vista trovai la cosa conveniente per l’azienda; sapevo infatti che Luraghi li avrebbe coinvolti comunque e la stipulazione di un contratto ci garantiva maggiormente perché potevamo giustificare la loro presenza in cantiere. Non ho mai avuto pressioni dirette, i prezzi applicati per l’appalto sia da Luraghi che dai Barbaro rientravano nella normalità, erano prezzi molto bassi.

Alla fine sorsero contestazioni con Luraghi relative alla corretta esecuzione della pavimentazione e quindi ci rifiutammo di liquidare le prestazioni. Luraghi non prese bene la cosa, venne nel mio ufficio con atteggiamento arrogante e disse frasi del tipo: “…attento! Quella non è gente che va dall’avvocato…” alludendo alla circostanza che lui lavorava con persone disposte a tutto. Ricordo che fece anche il gesto di mettermi le mani addosso. (…) Ricevetti sul mio cellulare due telefonate da parte di uno dei fratelli Barbaro che mi invitava a saldare Luraghi, comunque non formulò alcuna minaccia. Luraghi adì le vie legali, la causa civile è tuttora pendente. Ci furono altre telefonate in ufficio da parte di uno dei Barbaro per avere degli altri lavori, ma io ormai ero determinato a non lavorare più né con Luraghi, né con i Barbaro. Luraghi ormai era diventato troppo arrogante e si faceva forte di questi rapporti che aveva con i calabresi.»

Questa la testimonianza di un costruttore, agli atti del processo Cerberus. C’è tutto, fateci caso: l’accettazione di un mercato piegato, l’incompetenza di certe ditte calabresi, la paura per i loro metodi violenti, la convenienza dei prezzi bassi. Il racconto è del febbraio 2007, ma riferisce fatti del 2002: dieci anni fa. Luraghi e i Barbaro sono stati arrestati nel 2008, condannati in primo e secondo grado. Ma lo scorso aprile la Cassazione ha annullato e ordinato di rifare l’appello, non si sa ancora perché. La situazione di monopolio nell’hinterland è grosso modo quella di dieci anni fa.

Serve ripetere che contro la mafia non bastano arresti processi e condanne? Speriamo di sì…

via: http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2012-07-09/affari-paura-codice-penale-063904.shtml?uuid=Abbr6x4F

Un commento

  • L’imprenditore Luraghi dice : “Tutti questi capannoni qua li abbiamo fatti noi. Tutta Buccinasco, dove c’è il centro commerciale e tutti i padiglioni dietro. Ti rendi conto? Abbiamo fatto una città, abbiamo fatto…”.