AMIR
[di Rino Pruiti] Amir vive a Milano in zona “barona“. Amir ha due figli piccoli, una bimba di tre anni e un ragazzo di sette, tutti e due sono nati in Italia. Amir lavora da sempre, paga le tasse, paga l’affitto, paga le bollette. Amir arriva dal Marocco ma non c’è più tornato. Oggi Amir fa il muratore per 900 euro al mese, aveva il permesso di soggiorno, aveva tutto in regola finchè la ditta dove lavorava è fallita, allora ha trovato un nuovo lavoro in un altro cantiere con un nuovo padrone che non lo ha messo in regola. Amir lavora 10 ore al giorno.
Amir, per la legge, è un clandestino, se lo ferma la Polizia sarebbe arrestato e rimandato in Marocco.
Amir ha paura.
Tutte le mattine portava suo figlio alla scuola elementare Battisti in Via Palmieri, tutte le mattine, sempre, lo accompagnava fin sotto al portone e aspettava che entrasse con gli altri bambini.
Oggi Amir non puo’ accompagnare suo figlio, ha paura di essere preso, arriva fino a 50 metri con suo figlio e poi lo lascia andare da solo, lo guarda da lontano entrare e poi corre via.
Suo figlio gli fa sempre la stessa domanda: ma perchè non puoi portarmi dentro la scuola come prima papà? Suo figlio non capisce, non puo’ capire.
E’ strano, di tutte le sofferenze, di tutte le ingiustizie subite, questa è la cosa che pesa di più a Amir, quella che gli fa più male.
A volte, sul ponteggio del palazzo in costruzione, Amir piange in silenzio, nessuno capisce perchè…
io sono un italiano un italiano vero
non faccio il muratore non vendo gli accendini
io sono andato a scuola insieme ai vostri figli
la mia generazione
è il tuo incubo peggiore
e non puoi controllarlo dal nome o dal colore
con gli occhi da cinese capelli da africano
figlio di un’albanese figlio di un egiziano
figlio di questa terra sono un nuovo italiano