Arrestato per droga Domenico Papalia, figlio del boss della ‘ndrangheta in Lombardia. I sospetti legami tra il clan e gli ultrà del Milan

È il figlio del più importante boss della ‘ndrangheta lombarda, quell’Antonio Papalia oggi all’ergastolo, che negli anni Ottanta e Novanta è stato il re del mercato della droga e dei sequestri di persona. Oltre ad essere stato il primo rappresentante della «Lombardia», l’organismo di riferimento delle cosche di ‘ndrangheta al Nord. Domenico Papalia, 41 anni, detto «Domenichino», era già stato arrestato per l’inchiesta «Parco Sud» del 2009, poi però era stato assolto dall’accusa di associazione mafiosa. Sfiorato da varie indagini antidroga, è finito di nuovo in carcere nei giorni scorsi in una inchiesta (oltre 50 indagati) per associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico, coordinata dai pm Sara Ombra e Leonardo Lesti che ha portato a 5 arresti. Al centro due gruppi che trafficavano cocaina sulle piazze milanesi e molti cognomi noti della ‘ndrangheta di Platì in Lombardia. 

Decisive per le indagini del Gico della Guardia di Finanza sono state le chat decriptate dal sistema Encrochat, usate per comunicare tra i componenti dei gruppi. Papalia jr, secondo le accuse, gestiva direttamente l’arrivo in Lombardia di decine di chili di cocaina dal Nord Europa e in particolare dal Belgio. «Domenichino» vive tra Platì, sull’Aspromonte, e Motta Visconti, al confine con la provincia di Pavia. Il gip Anna Calabi ha rigettato diverse richieste di misura cautelare e allo stesso tempo ha
fissato per altri indagati per l’ipotesi di spaccio gli interrogatori preventivi – prima della decisione sulle misure – previsti dalla recente riforma Cartabia.

Il nome di Domenico Papalia era emerso anche sullo sfondo dell’inchiesta «Doppia curva» sulle infiltrazioni criminali degli ultrà di Inter e Milan. In particolare per le sue aderenze (anche di parentela) con alcuni «pretoriani calabresi» del capo ultrà Luca Lucci. Il sospetto degli inquirenti è infatti che sia stato proprio il clan Barbaro-Papalia a garantire protezione ai vertici della Curva Sud nei loro traffici illeciti. Anche se la Direzione distrettuale antimafia non ha contestato nel caso dei rossoneri l’aggravante dell’aver agevolato la mafia.
 
Fonte : Corriere della Sera – Cesare Giuzzi

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