Buccinasco : “Cerchiamo amanti dell’avventura” Così si reclutavano i corrieri

IL GIORNO – Buccinasco, 25 settembre 2012 – Una ventina di viaggi nell’arco di un anno. E ogni volta cinque o dieci chili di cocaina. Piccoli carichi magari affidati a corrieri “ciechi” ignari di quanto stessero trasportando oppure con i soliti sistemi degli ovuli o delle spedizioni postali.

Un fiume di polvere bianca che serviva per foraggiare il mercato dello spaccio al dettaglio di Milano e dintorni e gestito da una “famiglia” calabrese ormai trapiantata al Nord, quella di Giuseppe Molluso, residente a Buccinasco e imparentato con alcuni esponenti noti nel mondo della ‘ndrangheta.

Ma, in questa circostanza, non ci sarebbe lo zampino della cosca calabrese. Molti degli arrestati sono accusati di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga. Sono 27 le ordinanze di custodia cautelare in carcere eseguite dagli agenti della Squadra Mobile di Milano nei confronti di un’organizzazione criminale dedita all’importazione di cocaina dal Sudamerica e la successiva commercializzazione. I destinatari dei provvedimenti, emessi dal gip Enrico Manzi, risultano in buona parte italiani di origine calabrese. Tra questi dicevamo il 29enne Giuseppe Molluso.

Nel corso delle indagini, scattate nel 2009 e coordinate dal pm della Dda milanese, Piero Basilone, gli investigatori hanno documentato diverse modalità di importazione della droga, trasportata via mare o preferibilmente in aereo tramite corrieri. I quali, in molti casi, sono risultati totalmente all’oscuro del reale contenuto dei pacchi postali che venivano invitati a trasportare e consegnare al loro arrivo. I corrieri, infatti, venivano spesso adescati attraverso semplici annunci di lavoro pubblicati sui giornali. “Cerchiamo ragazzi tra i 22 e i 35 anni per viaggiare in Sudamerica (Argentina, Perù, Bolivia, Ecuador), per il trasporto di oggetti d’arte, gioielli e tessuti in lana di alpaca”, recitavano i messaggi pubblicati dai trafficanti, che tra i requisiti necessari indicavano anche “tanta voglia di avventura” oltre ai documenti aggiornati. “Tutte le spese sono coperte da noi – si leggeva ancora – inviaci una email con la tua descrizione e il tuo numero”.

Attratti dalle mete esotiche e dalla buona ricompensa promessa dai “datori”, in molti accettavano senza farsi troppe domande e trasformandosi così in quelli che in gergo vengono definiti “corrieri ciechi”. In alternativa, i trafficanti si avvalevano di uomini e donne disposte a ingoiare fino a un chilo di sostanza suddiviso in ovuli, per poi espellerli dopo l’atterraggio in Italia. La polvere bianca arrivava anche via mare nei porti della Liguria e della Toscana, in pacchi spediti dalla Colombia, il Perù e l’Ecuador.

IL GIORNO 25 sett. 2012