#Buccinasco : Papalia, bastava il nome per ottenere quello che volevano
Buccinasco, 16 ottobre 2013 – Bastava il nome per ottenere quello che volevano. Il nome è quello dei Barbaro-Papalia, ovvero quello delle due famiglie calabresi imparentate che, secondo i giudici, facevano il bello e il cattivo tempo nell’hinteland milanese.
Una cosca mafiosa, radicata sul territorio a aprtire dagli anni ’60, che intimidiva, anche in assenza «di specifici atti di violenza», grazie alla propria «fama negativa».
Lo scrivono i giudici della quinta sezione penale della Corte d’Appello di Milano nella motivazioni della sentenza «Cerberus» con cui, a maggio, hanno confermato le condanne, a pene comprese tra i quattro anni e mezzo e i nove anni di reclusione, per quattro presunti appartenenti al clan attivo nel settore del movimento terra nella zona di Buccinasco, tra cui l’imprenditore milanese Maurizio Luraghi. Si tratta della sentenza d’appello «bis», celebrato dopo che la Cassazione aveva annullato le condanne con rinvio, disponendo quindi un nuovo processo di secondo grado.
Nelle motivazioni, da poco depositate, i giudici spiegano come sia stato dimostrato nel procedimento che «la consorteria Barbaro-Papalia si avvaleva della «forza intimidatrice» che derivava «dalla contiguità storica con i consorti della ‘vecchia guardia’, incarcerata ma non doma» e dalla «spendita del nome della famiglia di fama mafiosa evidentissima e mai negata». La realtà, per i giudici, «è che vi era un costante e voluto utilizzo dei nomi Papalia e Barbaro, gravidi di per sè di avvertimenti mafiosi’». Tutti, infatti, a Buccinasco, «e in quel settore economico» del movimento terra, «sapevano».
Ma c’è un altro processo d’appello che deve essere nuovamente celebrato dopo un rinvio della Cassazione e che riguarda i Barbaro-Papalia. è quello dell’operazione «Parco Sud». Si tornerà in Aula a fine mese, ma intanto è stato scarcerato per decorrenza dei termini di custodia cautelare il 29enne Antonio Perre (detto Totò ’u cainu) ritenuto dagli inquirenti un affiliato alla cosca. La terza sezione penale della Corte d’Appello ha accolto l’istanza della difesa. Sul tavolo dei giudici ora potrebbero arrivare anche le istanze delle difese degli altri imputati.
IL GIORNO 16 ottobre 2013
Interessante x la nostra storia passata e recente. Adesso siamo tranquilli? Nel “dubbio” queste informazioni le trovate solo qui o sul sito del Comune, gli altri blog di qualsiasi natura parlano di “altro” , nel “dubbio” meglio parlare di tablet, di facebook e del castello delle fate… povere anime morte.