Clandestino o no a Milano è mancato il senso civico e la fiducia nelle istituzioni

kabobo piccone milano-2Aveva solo 21 anni Daniele Carella e tutta una vita davanti, si trovava per lavoro lungo il percorso di Adam Kabobo, il picconatore Ghanese di Milano, che durante la sua passeggiata di morte ha ucciso anche Alessandro Carolè, poco più che quarantenne. Quello che disgusta profondamente è la querelle politico giornalistica ove vengono mischiati argomenti che nulla attengono a quella follia omicida che avrebbe potuto colpire tranquillamente un Italiano vittima di questa crisi economica.

La voglia di fare audience, di bollare il diverso come il nemico numero uno è un vizietto a cui questo paese si ostina a non voler rinunciare, come ad auto assolversi per le proprie mancanze, scomodando anche quella proposta gettata in pasto alla pubblica opinione relativa alla possibilità dello “Ius soli”, ossia di far diventare Italiano uno straniero che nasce in Italia.

Quei morti, quella follia, quella tragedia fosse stato un Italiano per nascita o un clandestino per necessità nulla sarebbe cambiato perché nella corsa puerile che si è innescata nel voler cercare delle responsabilità nessuno si ricorda come, al di là di tutto, se questi stranieri entrano sul territorio dello stato e a qualsiasi titolo vengono fatti soggiornare è in capo comunque a tutti noi cittadini e non solo alle istituzioni la responsabilità di vigilare che nulla accada di male a nessuno.

Perché nessuno accusa gli Italiani, quelli di cui non si può parlare male visto che abbiamo un bel viso nero da accusare? Per quale motivo, nonostante feriti dal passaggio folle di Kabobo, nessun viso pallido sanguinante ha chiamato il 112 per oltre un ora ?

Perché queste persone, ricordiamolo ITALIANE, a cui è immediatamente apparso che quel ragazzone stava male ed era violento non hanno immediatamente chiamato la forza pubblica ?

Sarà davvero un problema di “Ius soli” o di coscienza civica ? Quei primi feriti lievi che non hanno ritenuto necessario interpellare le forze dell’ordine non si sentono responsabili nemmeno un pochino della morte di un giovanissimo 21enne e di un uomo di 40 anni uccisi dopo il loro ferimento da quella stessa persona ?

Ma quanto saranno ipocriti i nostri politici che pensano al colore della pelle di un Ministro facendoci fare la figura dei razzisti ?? Quando poi, a dirla tutta, a mio avviso lo siamo molto meno di quanto certe esternazioni dimostrino!

Certe responsabilità che si affrettano a ricercare, bisogna rassegnarsi, le abbiamo tutti!

Le hanno coloro che ancora non mettono mano a una legge sull’immigrazione evidentemente incapace di fornire quel necessario controllo che un tema così delicato richiede.

Responsabili sono soprattutto coloro che per oltre un ora, tenendosi addosso le ferite, non hanno chiamato immediatamente la forza pubblica incuranti di quali conseguenze certe azioni violente avrebbero potuto comportare preoccupandosi forse di finire in quel meccanismo infernale che per molti appare la giustizia.

Responsabili sono tutti quei demagoghi della politica che pur di dire la loro e obnubilare le menti di chi poco conosce certe dinamiche relative alla sicurezza pubblica cavalca l’onda del facile populismo senza risolvere davvero nulla, perseguendo quel copione collaudato da tempo e che oggi fa piangere i familiari di quelle incolpevoli vittime per cui nessuno, soprattutto i “mandanti morali”, mai davvero pagheranno.

Bisogna avere fiducia nelle forze dell’ordine, queste vittime forse sono il risultato della sfiducia in cui tutte le istituzioni sono precipitate e questo, per un paese come l’Italia, non è accettabile.

….e se vi è sfiducia per gli uomini in Giacca Blu, credetemi, non è certo solo colpa di chi quel drappo lo indossa!!

Michele Rinelli – In Giacca Blu
http://www.paroleingiaccablu.it/

9 commenti

  • Piero Paris, direi che è una visione “ignorante” della realtà storica e sociale. “il legittimo popolo italiano” ? Pazzia.

  • INTEGRAZIONE
    Non è il colore della pelle, né la lingua che si parla e neppure il luogo di nascita che impedisce l’integrazione.
    La Storia e le esperienze vissute ci insegnano che è l’attaccamento alla propria cultura ed alle convinzioni spirituali radicate nella propria mente, le quali vengono addottrinate ai discendenti anche se nati al di fuori dei loro paesi d’origine, i quali, di conseguenza, continueranno a sentirsi diversi da chi li ospita.
    Si creano così delle comunità aliene in seno ad un’altra cultura che minacciano la sopravvivenza del popolo ospitante. Senza dimenticare certi luoghi di culto dove si istiga al terrorismo.
    Come avvenuto agli indigeni di certi paesi colonizzati, i quali, rimasti in pochi non tanto per le stragi subite, ma per essere stati costretti a convivere con una cultura che non è la loro, restano tuttora emarginati nella loro stessa terra.
    Quei politici e sindacalisti che si battono per una società multiculturale, stanno portando all’estinzione il legittimo popolo italiano e quello di qualche altro paese occidentale.
    – da COCOMIND.com – La voce del dissenso

  • peppe

    Ciò che è successo a queste sfortunate persone poteva accadere a chiunque.Chi pagherà per tanto dolore?Ma soprattutto,perché questa persona,già nota per precedenti non proprio tranquilli,vagava per l’Italia.Oltre il picconatore bisognerebbe fare qualche domandina a chi è preposto alla nostra sicurezza.

  • Pingback: Clandestino o no a Milano è mancato il senso civico e la fiducia nelle istituzioni - Rino Pruiti [il blog] Buccinasco - Webpedia

  • Siamo in tema, la colpa è sempre dei colpevoli ma chi non fa nulla è complice

  • Asdf

    La certezza della pena è il caposaldo fondamentale che può evitarci queste ed altre funeste situazioni. In Italia è tutto vietato sulla carta, nella pratica tutto è consentito. Si parte dal semplice divieto si sosta per andare alla violazione della privacy, ai piccoli furti, al falso in bilancio, alle violenze sui bambini e sulle donne mai denunciate e, per finire, agli omicidi.
    Le maglie larghe della nostra giustizia vengono avvertite anche all’estero ed è per questo che la peggiore categoria di persone si ferma volentieri nel nostro Paese. Ma è un problema che coinvolge la nostra società in toto e ne compromette il suo equilibrio.

  • Vorrei solo ricordare che l’attuale legge si chiama Bossi/Fini, non credo che con delle direttive calate dall’alto si risolva il problema dell’integrazione, comunque l’argomento del post (scritto da un poliziotto) è altro.

  • Roberto, questo caso evidenzia che il problema del controllo del territorio non si risolverà mai senza una forma di “Cittadinanza Attiva” o quantomeno un minimo di senso civico e di responsabilità collettiva, i pazzi in giro ci sono sempre stati.

  • Questo drammatico episodio e le parole di Rinelli (che condivido al 100%) mi fanno venire in mente un episodio quasi dimenticato della mia “vita passata”. Nel 1984 vivevo con la mia famiglia a Q.re Olmi, ex zona 18 a Baggio. In quel periodo prestavo servizio nella Polizia di Stato.

    Un quartiere popolare di case popolari molto popolate. Un pomeriggio tornavo con mio padre che avevo accompagnato a fare la spesa in macchina poco lontano (era già molto malato e sofferente, morirà poi qualche mese dopo e gli verrà riconosciuta la “causa di servizio” , prima la medaglia d’argento al merito di servizio).

    Mentre ci avviciniamo a casa alla velocità di circa 30 Km./H , mio padre improvvisamente allunga la mano e tira il freno a mano bloccando l’auto, mentre imprecavo e non capivo, era già sceso dall’auto e si è messo a correre lungo la strada… a quel punto ho visto anche io una scena drammatica e incredibile: un uomo grande e grosso tempestava di pugni e calci una donna con un neonato in braccio che cercava di proteggere con il suo corpo, anche io mi sono messo a correre.

    Urla , grida pianto, alle finestre un sacco di gente così come in strada… NESSUNO faceva NULLA ! Nessuno !

    Sono bastate due o tre parole di mio padre e l’uomo si è fermato, si è immobilizzato da solo, farfugliava, delirava, era evidente che ci trovavamo davanti a un malato di mente… si è scoperto poi che era il padre del neonato, marito della donna ed era scappato da un centro per malattie mentali.

    A quel punto abbiamo soccorso la donna con il bambino in braccio, era ferita abbastanza gravemente ma il neonato stava bene.

    Mio padre ha dovuto “ordinare” ad uno dei tanti spettatori alla finestra di chiamare il 113 e un’ambulanza. Nessuno aveva ancora fatto NULLA.

    A quel punto si è radunata una bella folla, ho ammanettato l’uomo per sicurezza… la stessa folla inerme e vigliacca di qualche secondo prima si è messa ad urlare cercando di colpire il folle, ho dovuto tirare fuori la pistola, è bastata fino all’arrivo delle volanti, giuro che avrei sparato volentieri.

    Per me lo stato siamo anche noi. Io vivo il presente, sogno il futuro ma … ho imparato dal passato