La ’ndrangheta è al Nord dagli anni ’50 . L’affondo del magistrato Armando Spataro: c’è un legame tra criminalità e politica

Armando Spataro Buccinasco, 8 ottobre 2010 – Quello che emerge oggi non è altro che la prosecuzione di quanto scoperto allora e la conferma del legame esistente tra la criminalità organizzata e la politica. Chi, oggi, nega la presenza della mafia in Lombardia, è difficile da considerare ingenuo».

Armando Spataro non ha dubbi sulla conformazione delle società criminali trapiantate al Nord e il riferimento alla ‘ndrangheta non può mancare nel corso della presentazione del suo ultimi libro «Ne valeva la pena. Storie di terrorismi e mafie, di segreti di Stato e di giustizia offesa”. Presentato dal giornalista Mario Portanova, l’incontro ha richiamato un numeroso pubblico nella sala conferenze della galleria Ruth, presso la suggestiva Cascina Grande di Rozzano.

Dopo aver ripercorso e analizzato tutti i contenuti del libro, Armando Spataro si è soffermato su alcune inchieste affrontate in 34 anni di attività professionali.

In particolare, Spataro ha rivendicato alla magistratura e alle forze di polizia i meriti per i brillanti risultati delle ultime operazione antimafia che, proprio in Lombardia e nell’hinterland milanese, hanno visto il loro epicentro.

“La ‘ndrangheta al nord esiste dagli anni ’50 — ha dichiarato il magistrato che in passato ha seguito le infiltrazioni mafiose nel Lecchese — quando si sono verificati i primi casi di soggiorno obbligato. Qui, in Lombardia, facendo salire prima i familiari, poi gli amici e dopo ancora gli amici degli amici, si è con il tempo ricostruito l’impianto che al Sud funzionava già da tempo. Legami, giuramenti e rituali che si sono riproposti proprio di recente”.

La conferma alle parole di Spataro è giunta con l’operazione che lo scorso luglio ha decapitato i vertici della ‘ndrangheta in Lombardia.

Attraverso una lunga indagine, infatti, gli inquirenti erano riusciti a risalire ai nomi, alla professione e ai luoghi in cui avvenivano gli incontri per programmare l’attività della locale. Decisioni importanti e indicazioni sulle scelte, invece, venivano solitamente ufficializzate durante quelle che sono definite occasioni pubbliche come ad esempio matrimoni o funerali. Nelle strutture messe in piedi anche al Nord, ognuno aveva il proprio compito, secondoo rituali ben precisi: chi comandava, chi organizzava le attività, chi teneva i conti, chi reclutava le nuove leve e chi si occupava dei contatti con le amministrazioni. È questo l’altro legame emerso proprio nelle ultime inchieste, quando anche amministratori pubblici o imprenditori “teste di legno” sono stati coinvolti per via dei loro legami con le ‘ndrine.

di Francesca Santolini
IL GIORNO