La nuova I.M.U. comunale ?!
La nuova IMU stravolge completamente l’imposta così come pensata dal decreto federalista: l’imposta ora, infatti, si applica a partire dal 2012 e sostituisce l’ICI; sulla prima casa, l’aliquota di base è del 4 per mille, con possibilità dei comuni di aumentarla o diminuirla di due punti, mentre sugli altri immobili l’aliquota viene fissata allo 7,6 per mille con possibilità dei comuni di modificare di 3 punti tale valore.
Il tutto, in abbinata al fatto che gli immobili subiranno una rivalutazione del valore immobiliare derivante dall’applicazione, oltre che del 5% di rendita catastale, di specifici moltiplicatori modulati per tipologia di edificio.
Il funzionamento della nuova imposta prevede che l’introito della prima casa rimanga ai comuni, mentre la rimanente parte (che vale circa 18 degli oltre 21 miliardi complessivi derivante dalla nuova IMU) venga diviso tra i Comuni e lo Stato.
Vista così, sembrerebbe quasi che, nel complesso, la nuova Imu porti maggiori entrate ai Comuni, ma in realtà non è affatto così. Ai Comuni con una mano viene concessa una tassa locale, ma con l’altra viene sottratto ogni gettito che superi l’attuale gettito dell’Ici, così che se un Comune volesse abbassare l’aliquota base ai propri cittadini, non calerebbe quanto dovuto allo Stato: in pratica, sarebbe il Comune a pagare l’Imu allo Stato.
La quota che lo Stato prevede di incassare globalmente, infatti, si basa supponendo la applicazione, alla base imponibile complessiva, dell’aliquota del 7,6 per mille; pertanto, i comuni che abbasseranno l’aliquota sugli immobili diversi dalla prima abitazione, potrebbero arrivare a dare allo Stato qualcosa come l’ottanta per cento dell’IMU del proprio territorio.
Difficile dunque pensare di rivedere al ribasso l’imposta, tanto più che i comuni devono anche fare anche i conti con il taglio al fondo di riequilibrio, che vale oltre 1,4 miliardi di euro. Agli incrementi di entrata stimati per i comuni nel loro complesso, per effetto del maggior gettito IMU rispetto al gettito ICI, corrispondono riduzioni di pari importo del fondo sperimentale di riequilibrio e poi del fondo perequativo. Gli effetti espansivi previsti con l’IMU vengono quindi sterilizzati.
Dal punto di vista economico, l’impatto della combinazione prima casa‐revisione dei moltiplicatori, sarà notevole per il contribuente, dal momento che la nuova imposta provocherà un aumento di tassazione immobiliare mai raggiunto prima e maggiore perfino della tanto odiata Isi, l’imposta straordinaria immobiliare.
Oggi, infatti, su una seconda casa, un comune incassa una Ici pari a 100 x 100 x 7/1000 (aliquota pari al 7 per mille, ad esempio), ovvero 70 euro. Con la nuova manovra, tuttavia, da domani il cittadino dovrà sborsare 100 x 160 (effetto moltiplicatore) x 7,6/1000 (aliquota IMU), ovvero ben 121,60 euro.
Un aumento significativo per il contribuente, pari ad oltre il 70% di maggior imposta, ma che, come abbiamo detto in precedenza, cela anche un tranello.
Di questi 121,60 euro, infatti, il Comune ne potrà incassare solo 60,80, dal momento che il 50% dell’introito dovrà essere girato allo Stato: di fatto, quindi, oltre ad un maggior onere per il cittadino, i Comuni avranno una minore entrata rispetto a prima e rispetto a quanto previsto, invece, dalla precedente versione del federalismo municipale.
Non solo, quindi, i Comuni riceveranno meno rispetto alla precedente versione del Decreto federalista, ma dovranno subire anche ulteriori tagli: un sacrificio notevole per gli enti locali, già alle prese, peraltro, con i stringenti vincoli del Patto di stabilità interno.
C’è, tuttavia, un secondo aspetto, dietro a questa operazione, ed è il rovesciamento completo della logica federalista. Il coinvolgimento, obbligato, dei sindaci alla raccolta del denaro che servirà a Roma per rimpinguare le casse dell’erario, infatti, evidenzia chiaramente come la manovra “salva‐italia” sia centralista e contro gli enti territoriali.
Oggi, infatti, al contrario di quanto posto dalla riforma federalista e contrariamente rispetto a quanto avviene negli altri Paesi europei più moderni, Germania e Svizzera in primis, la manovra impone agli amministratori locali non più di reclamare una maggiore autonomia locale allo scopo di ottenere maggiori entrate da utilizzare per il territorio, ma di rastrellare denaro per poi inviarlo a Roma.
La prospettiva, dunque, si pone su un piano assolutamente e completamente diverso rispetto a prima, dal momento che si privano gli amministratori locali di quelle leve che avrebbero dovuto costituire l’ossatura dell’autonomia fiscale, passaggio obbligatorio per dare seguito alla autonomia amministrativa, sgravando al contempo lo Stato centrale dalle responsabilità di riscossione da quelle risorse che invece avrebbero dovuto essere utilizzate per sostenere il territorio.
Con questa manovra di revisione dell’imposta municipale propria, pertanto, la logica federalista cede il passo ad una revisione assolutamente centralista di gestione delle risorse pubbliche che non potrà che deresponsabilizzare tanto gli enti locali, depotenziati di qualsiasi leva, quanto l’amministrazione centrale, intenta solo ad assicurare al conto dell’erario statale maggiori entrate.
Viene quindi snaturata la imposta così come pensata dalla precedente riforma federalista e che prevedeva un legame diretto tra la tassazione al territorio, e che avrebbe permesso di godere di una maggiore autonomia finanziaria per sviluppare servizi e, quindi, misurare la capacità degli amministratori, seguendo così la logica del “pago, vedo, voto” (il cittadino paga i tributi, vede come sono utilizzati e vota premiando o punendo i propri amministratori).
Fonte:
A cura di: On. Maria Piera Pastore
Lega Nord
22/12/2011
Errata Corrige
Infatti CENTRALISTA è il catasto.
Oltre il fattore 160 nell’IMU, arriverà anche la riforma sulle rendite.
“Si salvi chi può !!!!!!!!” (Giulio Tremonti)
Infatti FEDERALISTA è il catasto.
Oltre il fattore 160 nell’IMU, arriverà anche la riforma sulle rendite.
“Si salvi chi può !!!!!!!!” (Giulio Tremonti)
La cosiddetta “Manovra salva Italia” non è altro che un completo stravolgimento della logica di tipo FEDERALE del provvedimento che è diventato CENTALISTA e contro gli enti territoriali !
Per chi non lo avesse ancora capito questo è il punto determinante tra chi vuole salvare il Paese con il FEDERALISMO e chi non vuole il cambiamento e quindi vuole continuare a tentare di tenere vivo un Paese che non si salverà mai con una logica centralista e parassitaria!
Quando il Popolo del Nord non ce la farà più a pagare le tasse lo Stato fallirà !
Con la crisi che c’è e la recessione conclamata OGGI siamo al dunque!!
E’ finita anche per quelli che fino a ieri negavano l’evidenza !!