La piovra a Buccinasco: strisciante e pericolosa

[Il Giorno del 4 luglio 2010] Viaggio tra istituzioni, residenti e volontari in uno dei Comuni più colpiti dalle infiltrazioni malavitose — BUCCINASCO — LE OPERAZIONI effettuate dalle procure di tutta Italia hanno evidenziato come la criminalità organizata sia una presenza diffusa nei comuni dell’hinterland milanese.

Ma se in passato, o in altre regioni, il controllo del territorio e l’affermazione di un sistema sono all’origine di «guerre tra clan» o episodi violenti, nell’hinterland milanese, questa fase è già stata superata.

In modo silente, la criminalità ha allungato i suoi tentacoli consolidando una prassi e trasformandola in «routine». Tanto che, apparentemente, non è identificabile o percepibile da chi è estraneo ad alcuni settori.

«SONO aggiornato sulla realtà del territorio ma non posso dire di aver mai ricevuto richieste di pizzo o di altro genere. — spiega Antonio della Cerra, dal bancone del bar di via Don Minzoni —. Da diversi anni abbiamo questa attività e non ci sono mai stati problemi. Anzi, sono contento della mia scelta».

Verde, case curate, niente immigrazione: apparentemente Buccinasco, quella che maggiormente viene identificata come la Platì del Nord, è un isola felice.

«Chi vive in città non le percepisce, ma le infiltrazioni della criminalità organizzata esistono — spiega il consigliere Rino Pruiti — come confermano le condanne di questi ultimi periodi. C’è un triangolo formato da imprenditoria, criminalità ed enti pubblici che ha origini lontane. Ecco perché gli amministratori pubblici devono saper riconoscere questo fenomeno e avere un atteggiamento severo e fermo nel combatterlo, senza chiudere gli occhi e far finta di non vedere».

Una lotta senza confini che può essere combattuta con l’affermazione del principio della pena certa.

«Non solo — spiega Carmine Abagnale, poliziotto e vice presidente della commissione sicurezza del comune di Milano —. Serve anche più trasparenza negli atti amministrativi e, soprattutto, maggiore attenzione ai sub-appalti, vietando agli imprendtori che hanno avuto legami con la criminalità organizzata di partecipare per un certo numero di anni a bandi pubblici».

MA PER rendere possibile una lotta a 360 gradi, verso queste forme di criminalità occorre un coinvolgimento della società civile. Quello che da ormai diversi anni sta facendo l’associazione Legal-Mente che lavora per isolare la cultura mafiosa. In autunno, verrà inaugurato il nuovo presidio dell’associazione nel Sud ovest milanese. «Metteremo a disposizione la nostra esperienza — spiega la presidente Rosa Palone — per creare iniziative capaci di diffondere la cultura della legalità, raggiungendo sempre più persone».

Francesca Santolini

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