Un nuovo inceneritore nel sud di Milano: è una risposta sbagliata da respingere con forza e organizzeremo il conflitto ambientale nelle localizzazioni previste

L’emergenza rifiuti in Campania sta creando grande impressione nell’opinione pubblica. Sarebbe lungo spiegare le ragioni della situazione di Napoli. Certo conta il grande traffico di rifiuti, molte volte tossici e di carattere abusivo, che per decenni si è sviluppato dal Nord industrializzato verso la Campania; certo c’entra il fatto che le discariche fossero gestite dalla camorra; ma c’entra anche l’incapacità delle istituzioni che non hanno saputo o voluto organizzare un sistema integrato di trattamento dei rifiuti con al centro la raccolta differenziata, il compostaggio, ma anche gli impianti necessari e non eliminabili di termovalorizzazione e di discarica. Certe posizioni oltranziste fanno molto male ai Verdi e all’ambientalismo, quello che ci deve animare è il dubbio della ragione e un pragmatismo severo, per questo diciamo subito e con chiarezza che un nuovo grande inceneritore a Milano non serve. E’ vero la Provincia di Milano già oggi non è autosufficiente e scarica i suoi rifiuti sulle Province lombarde, fuori Regione e in Germania, questo accade perché Milano città (insieme a Sesto e Segrate) sballa i conti, li sballa già oggi e solo con alcuni trucchi (conteggia nella raccolta differenziata un 5,5% di organico ottenuto da selezione meccanica, che non va in alcun modo in compostaggio, ma in discarica) rispetta l’obbligo del 35% di raccolta differenziata, prevista dalla legge da raggiungersi, però, già nel 2003.
Oggi Milano è fuori legge proprio perché non rispetta questo obbligo di legge e non vuole fare la raccolta differenziata dell’umido.
Eppure anche con questa premessa il presidente della giunta regionale Roberto Formigoni, il presidente della Provincia di Milano Filippo Penati, l’assessore comunale milanese ai rifiuti Cadeo negli ultimi tempi in modo scomposto invocano un secondo inceneritore da 500.000 t/anno.
Il dato 507.000 t/a è indicato in una tabella di previsione del Piano Provinciale ed è cosi determinato: 107.000 t/a di rifiuti e flussi derivanti che non trovano smaltimento in provincia; 100.000 t/a riserva aggiuntiva; 100.000 t/a fanghi da depurazione reflui urbani; 200.000 t/a scarti da recupero rifiuti speciali.
Credo che fanghi da depurazione e speciali debbano essere esclusi da un ragionamento sui trattamenti termici. Per i fanghi sono ipotizzabili alternative (digestione anaerobica o essiccazione e recupero in agricoltura), e per gli speciali, e in genere per la frazione secca residuale da raccolta differenziata dei rifiuti urbani, davvero ha senso la produzione di CDR da usare nel sistema industriale esistente (per esempio cementifici), o in impianti dedicati magari in sostituzione di vecchi impianti di produzione di energia.
Allora all’allarmismo sparso a piene mani da Formigoni, Penati e Cadeo, che indicano nel 2011 una emergenza come a Napoli se non si fa un megainceneritore, noi con grande realismo diciamo che l’emergenza avverrà anche prima del 2011 (impensabile avere un inceneritore in tre anni!!!!), se Milano città non farà la raccolta dell’umido togliendo fino al 30% di rifiuti dalla massa totale degli stessi.
Vogliamo essere precisi: la risposta di fare un secondo mega inceneritore è una risposta sbagliata da respingere con forza e organizzeremo il conflitto ambientale nelle localizzazioni previste. Al tempo stesso diciamo, però, con grande chiarezza che dobbiamo proporre anche più di un impianto ma adeguato alle esigenze attuali e future, puntando su compostaggio, recupero a biogas, produzione di CDR e suo utilizzo.