Senza casa ma senza violenza…

scontriArriviamo tutti trafelati, a sirene spiegate, dall’altra parte la voce concitata di quel collega in difficoltà – “sta spaccando tutto”, urla per radio – era di fronte all’umana disperazione di essere sfrattati. Lui è scuro, uno di quelli dell’Africa nerissima, come la fame e il duro lavoro, una famiglia da mantenere e un figlio che dopo qualche mese avrebbe cominciato le scuole elementari.

Il suo è il volto pulito di chi non vuole elemosina, vuole solo un onesto lavoro, non sono solo i suoi occhi a confermarlo ma anche il suo curriculum personale, non una macchia sulla fedina penale e un regolare permesso di soggiorno che quelli del pronto intervento, come me, vedono poco.

Era arrivato di buon ora l’ufficiale giudiziario a notificare lo sfratto esecutivo da quella dimessa e ordinata casa, poco dopo le otto del mattino, mentre la moglie si accingeva a portare all’asilo il proprio figlio, il campanello ha annunciato che in quella casa non ci poteva più stare.

Se per l’amministrazione pubblica le otto della mattina è un orario da levataccia domenicale per il nostro amico del Senegal erano già trascorse due ore di lavoro come fattorino per una famosa azienda di recapiti internazionali, un impiego riguadagnato da qualche giorno visto che anche su di lui la crisi occupazionale si era pesantemente abbattuta.

Era arrivato, avvertito dalla moglie, con la voglia di difendere la sua compagna e la sua prole, pronto a tutto, anche alla galera, a mandarci in ospedale, magari anche ad ammazzarci, pur di poter avere un tetto per lei e per suo figlio perché lui, quella casa, non la poteva ne doveva lasciare.

Non è stato facile non arrivare al corpo a corpo per garantire il diritto di un proprietario a ottenere il suo immobile ma altrettanto difficile era guardare gli occhi smarriti del suo cucciolo e di sua moglie il cui futuro, la serenità, la possibilità di avere la parvenza di una vita normale era legata a quel lavoro che solo da pochi giorni era stato riconquistato.

Quell’omone di 190cm per 120kg non si era mai piegato alle logiche del soldo sporco e facile, ha sempre lavorato onestamente e onestamente avrebbe voluto pagare regolarmente l’affitto ma, senza lavoro, come avrebbe potuto fare ?

Sono tante le sensazioni che passano nella mente di chi fa questo mestiere, di quante siano le giuste ragioni alla base di una legittima protesta e quante invece siano le limitazioni a cui ti devi arrendere: lui da quella casa doveva uscire, lo dice la legge non lo dice l’Assistente Rinelli.

Parlamentare con la disperazione non è arte facile così come non è facile trovare la giusta alchimia tra colleghi il cui unico scopo è raggiungere l’obbiettivo, liberare quella casa, senza ricorrere a una malsana violenza che una pubblica opinione, se qualcosa fosse andato storto, mai e poi mai avrebbe giustificato trascinando noi uomini in divisa in un turbine di mediatica melma.

Lui difendeva la sua famiglia da un disastro certo, chi di noi non l’avrebbe fatto ?

Così che dopo una estenuante trattativa intrapresa magistralmente dalla pattuglia già operante si trova quel canale di comunicazione che non sempre si sintonizza, rassicurato che moglie e figlio non avrebbero mai visto un sol giorno all’addiaccio perché per loro un tetto poteva essere trovato.
Non è stato semplice carpire la sua fiducia, per lui probabilmente nessuno regala nulla, nemmeno lo Stato per cui lui ha sempre lavorato onestamente senza alcun tipo di regalo o assistenza.

Non so che fine abbiano fatto lui, sua moglie e suo figlio e se quel lavoro appena ripreso gli ha consentito di ritornare a una vita normale ma quando assisto a quegli assalti così gratuiti verso le forze dell’ordine con la scusa di ottenere una casa penso se un’altra via per ottenere un aiuto potesse essere possibile.

Non ho risposte certe, anche perché non posso sicuramente portarmi a casa i problemi di tutte le persone che per lavoro incrocio lungo la mia strada ma se quell’omone del Senegal avesse reagito come quei manifestanti che assalgono la camionetta difficilmente avrebbe trovato quella umana comprensione che ci ha spinto a trattare lui e la sua famiglia come degli amici in difficoltà per cui imperativo era cercare di fare di tutto per aiutarli così come il sistema, grazie al cielo, ci ha dato l’opportunità di fare.

Quell’inutile e deflagrante violenza non serve a nessuno se non a chi, in questo momento, non vede l’ora di speculare politicamente sul caos in cui questo paese da tempo è finito.

In Giacca Blu – Michele Rinelli
via: http://paroleingiaccablu.wordpress.com/2013/10/31/senza-casa-ma-senza-violenza

Un commento

  • Luigi

    Lo dico subito, sono colpito dall’ intervento del signor Rinelli. Lei prova a tappare, non riuscendoci, un buco che il rimorso ha aperto nella sua coscienza; preso da umana pietà per un essere umano anzi da tre esseri umani che vengono cacciati da un alloggio che li riparava dalle intemperie della vita e del clima. Lei sicuramente è una brava persona però deve ammettere che è pagata dal ” Sistema ” per fare il lavoro che fa, cioè buttare fuori la gente sfrattata dalle case, e non solo l’ omone che io preferisco chiamare ” Essere Umano “. Guardiamo le cose in faccia per come sono: una famigliuola onesta, non importa se viene dal Senegal o da un’altra zona del mondo o italiana non può pagare l’affitto e per questo viene sfrattata da un padrone, che non gli interessa se con le buone o con le cattive, a lui interessa solo recuperare l’ alloggio magari anche lui pressato dai suoi problemi. La bravura sua e dei suoi colleghi è stata solo uno strumento compassionevole in mano al ” Sistema ” che dimentica quasi sempre i più elementari diritti garantiti dalla nostra Costituzione e non solo. Il ” Sistema ” deve intervenire prima che si arrivi a uno sfratto esecutivo.
    Io non sono d’ accordo sulle ” inutili e deflagranti violenze” , in nessuna forma, e poi perchè ” inutili “, non le sembra emerga da tale termine un’ arroganza senza fine, espressa da un potere ogni volta che può, consapevole della sua forza ma cieco nel distinguere la violenza politicamente strumentale da un diritto ad esprimere un forte dissenso verso politiche sbagliate?
    Lei lo dice: a quella famiglia è stata carpita la fiducia, che, se alla quale il ” Sistema ” non dovesse corrispondere uno sbocco positivo rimane solo il suicidio. Luigi.