SMS Solidale “Fame di Mamma” per dire basta all’abbandono in Italia

Fame di Mamma è la campagna di Ai.Bi. Amici dei Bambini per dire basta all’abbandono in Italia. L’obiettivo è contribuire al consolidamento e allo sviluppo dei servizi a favore dell’infanzia abbandonata e delle mamme con figli che vivono in situazione di disagio.

C’è anche l’opportunità di scattarsi un selfie con il cartello #nessunrifiuto dona al 45505 e pubblicarlo su instagram in modo da poter diffondere il più possibile sia i contenuti della campagna che la necessità di ricevere donazioni e diventare nostro testimonial.

4 commenti

  • Caro Sax1960,

    corre l’obbligo chiarire le questioni da Lei sollevate e che non rispecchiano assolutamente il modus operandi di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini.

    Per quanto riguarda la pubblicità, la nostra posizione sull’argomento è molto netta e lo è sempre stata: il non profit non deve pagare. Riteniamo infatti non etico che cifre molto significative, centinaia di migliaia se non milioni di Euro, siano “distratti” dalla n mission delle associazioni per realizzare campagne pubblicitarie finalizzate alla raccolta fondi. Per questo motivo Ai.Bi. realizza campagne pubblicitarie esclusivamente se supportata da un’agenzia di pubblicità che offra il suo servizio “pro bono” e a fronte di spazi televisivi, radiofonici, sulla carta stampata o sul web offerti a titolo gratuito. Come si sta verificando con la Campagna “Fame di Mamma” (a cui fa riferimento lo spot pubblicato sul suo blog del vicesindaco Pruiti).

    Gli spot tv e radio “Occhi” sono stati realizzati “pro bono” dall’agenzia Havas Worlwide Milan e dal regista Ago Panini.

    Molti enti non si comportano in questo modo e le cose vanno sempre peggio da quando numerose organizzazioni internazionali hanno scelto l’Italia come territorio di conquista e di raccolta fondi: in questa logica la pubblicità a pagamento è considerata un investimento, nessun problema etico nello spendere grosse cifre scommettendo su un ritorno, in termini di raccolta, superiore all’investimento. Ai.Bi. non sottoscrive questo approccio, non lo riteniamo eticamente accettabile e abbiamo una regola ferrea: l’80% dei fondi raccolti deve essere dedicato ai progetti a favore dell’infanzia abbandonata. Il rimanente 20% supporta i costi di struttura, ma certamente nulla avanza per la pubblicità. Riteniamo che in futuro questa materia debba essere regolata per legge, secondo un semplice principio: il non profit non deve pagare per promuovere le proprie attività a beneficio della collettività in un’ottica di necessaria sussidiarietà con gli interventi dello Stato. Si tratta di un principio di buon senso che riconosca l’utilità sociale del non profit e quindi lo supporti, destinando una quota dei mezzi pubblicitari a quest’ultimo secondo criteri di serietà, di merito e di capacità di spender bene le risorse a disposizione.

    Per quanto riguarda il punto …”che ha operato in modo ‘questionabile’ con le adozioni nei Paesi dell’est….” a cosa si riferisce nello specifico? Nel merito delle adozioni nei Paesi dell’ est Le posso evidenziare, anzi, che Ai.Bi. è l’unico ente che da anni sta sostenendo una battaglia per sradicare la piaga dei pagamenti in nero combattendo in difesa della trasparenza.
    I costi delle adozioni sono sempre applicati nel rispetto di quanto comunicato alle competenti autorità e, quanto ai soldi in nero, lei spalanca una porta aperta. Neanche un euro pagato ad Ai.Bi. si perde nel sottobosco dei pagamenti non tracciabili. Per fortuna non siamo gli unici a poter vantare questo modus operandi, ma siamo nel settore da troppo tempo per ignorare che purtroppo ci sono enti che accettano pagamenti in nero e invitano le coppie a portare migliaia di euro in contanti all’estero.

    Lei parla degli stipendi dei dipendenti di Ai.Bi. I rapporti di lavoro dei dipendenti sono regolati dal Contratto collettivo nazionale di lavoro UNEBA. Il modo in cui Ai.Bi. si sostiene è dettagliatamente descritto ogni anno nel bilancio e nella nota integrativa che lo accompagna. Il bilancio è sottoposto al controllo del Collegio sindacale e a revisione contabile volontaria da parte di PricewaterhouseCoopers SpA (Ernst & Young SpA fino all’esercizio 2010). Per il resto, Le preciso che gli organi sociali (presidente, consiglio direttivo e collegio dei revisori), non percepiscono per la loro attività alcun compenso, essendo tutti volontari. La pubblicazione dei compensi agli organi sociali è uno dei suggerimenti contenuti nelle “Linee guida e schemi per la redazione dei bilanci di esercizio degli enti non profit” emanate nel febbraio 2009 dalla ‘defunta’ Agenzia per le onlus. Poiché Ai.Bi. ha recepito tali Linee guida (purtroppo nel non profit non esistono ancora, riguardo la trasparenza e le informazioni da fornire ai sostenitori, obblighi, ma solo indicazioni che ogni organizzazione può decidere di accettare o meno), anche i compensi degli organi sociali sono pubblicati nel bilancio sociale.

    Infine Lei scrive che “come ex-volontario in questo ambito ho avuto modo di entrare in contatto con loro e molti loro comportamenti mi hanno lasciato dubbi e perplessità” Affermazioni del genere senza specificare rischiano solo di essere diffamatorie per questo La invitiamo a specificare di cosa si tratta, in modo che l’Associazione possa esprimere la propria posizione sul punto per chiarezza nei confronti dei lettori di questo sito, o viceversa a rettificare quanto genericamente affermato.

    Con la speranza di essere stati sufficientemente esaurienti, Ai.Bi. resta disponibile a ogni tipo di confronto costruttivo che possa migliorare il grado di informazione della pubblica opinione sul non profit e volentieri faremo nostri esempi di maggiore o meglio comunicata trasparenza, che ritenesse opportuno segnalarci.

    Ufficio stampa
    Ai.Bi. Amici dei Bambini

  • Sax, io ho opinione diversa ed ho riscontrato la serietà del soggetto, ma rispetto anche la tua.

  • Rino,
    Ai.Bi. è un ente ( ma non il solo ) che opera da tempo in questo settore.
    Come ex-volontario in questo ambito ho avuto modo di entrare in contatto con loro e molti loro comportamenti mi hanno lasciato dubbi e perplessità.
    Un ente che ha decine di impiegati stipendiati, che spende cifre notevoli in pubblicità, che ha operato in modo “questionabile” con le adozioni nei paesi dell’est,… non sarà mai il destinatario di mie donazioni.

    Molti altri enti, con altrettanta storia alle spalle, anche se numericamente più piccoli, operano quasi esclusivamente con volontari allo scopo di ottimizzare i costi a favore di aiuti all’infanzia.
    Anche sul nostro territorio c’è un ente così (AMI) e io raccomando di sostenere questo tipo di enti invece che le fabbriche delle adozioni.

    Sosteniamo le risorse locali serie.