UN DECALOGO CONTRO IL REFERENDUM TRUFFA DEL 21 GIUGNO
Il prossimo 21 giugno saremo chiamati/e a pronunciarci sul referendum elettorale, promosso da Segni e Guzzetta, due sbiaditi personaggi politici patologicamente bipolaristi (secondo la democrazia americana, direbbe Veltroni). Un’operazione che ha come obiettivo principale lo spostare l’attribuzione del premio di maggioranza elettorale dalla maggiore coalizione al maggior partito.
Questo sistema elettorale ha in Italia, come famigerato precedente, la legge Acerbo del 1923, che consentì al Parlamento eletto con questo sistema e dominato dal Partito nazionale fascista, di instaurare la dittatura senza violare la legalità formale.
2. Questa legge, attraverso le liste bloccate, ha espropriato gli elettori di ogni residua possibilità di scegliersi i propri rappresentanti in Parlamento, conferendo a una ristrettissima oligarchia di persone (i dirigenti dei partiti) il potere di determinare al 100% la composizione delle Assemblee legislative. Di conseguenza tutti i “rappresentanti del popolo” sono stati nominati da oligarchie di partito, svincolate da ogni controllo popolare.
3. Attraverso l’introduzione di soglie di sbarramento irragionevoli, il Porcellum ha soffocato il pluralismo, espellendo le minoranze non coalizzate dal Parlamento.
4. Il referendum proposto non corregge nessuno dei difetti del Porcellum ma – al contrario – li aggrava, esaltandone le conseguenze negative.
5. Il referendum propone sostanzialmente due modifiche della vigente legge elettorale: a) attribuisce il premio di maggioranza alla lista che abbia ottenuto anche un solo voto in più delle altre liste concorrenti, abrogando la possibilità che il premio venga attribuito a una coalizione di partiti; b) determina il raddoppio delle soglie di sbarramento confermando per tutti la soglia del 4% alla Camera dei Deputati e dell’8% al Senato (che la legge attuale impone soltanto ai partiti non coalizzati).
6. Attribuire il premio di maggioranza a una sola lista determina un incremento inusitato del premio stesso, sovvertendo la regola basilare di ogni democrazia che si poggia sul principio che le decisioni si prendono a maggioranza.
7. In questo modo si realizzerebbe una sorta di dittatura della minoranza, in quanto un solo partito, senza avere il consenso della maggioranza del popolo italiano, avrebbe nelle sue mani il controllo del Governo e la possibilità di eleggere – da solo – il Presidente della Repubblica e di modificare la Costituzione.
8. La chiamata degli elettori alle urne per il referendum nasconde un inganno: essa sfrutta l’insoddisfazione generale che tutti noi nutriamo verso questa legge elettorale (il Porcellum) per spingerci a un voto che, qualunque sia il risultato, non può avere altro effetto che quello di rafforzare il Porcellum.
9. Per questo si tratta di un referendum beffa: ci chiama alle urne per ammazzare il Porcellum, ma in realtà lo ingrassa e lo rende intoccabile, in quanto il Parlamento non potrebbe fare delle riforme elettorali perché vincolato dal voto popolare espresso con il referendum.
10. Per questo diciamo No al referendum elettorale, non andando a votare o rifiutando le schede del referendum, se chiamati alle urne per il ballottaggio.
Berlusconi, ricattato dalla Lega e reso incerto dal mancato plebiscito a suo favore alle ultime elezioni europee, ha scaricato il referendum. Il PD – o almeno una parte di esso – in buona compagnia col presidente della Camera Fini, è ormai l’unica forza politica che appoggia il Si al referendum. Non male per un partito che anche nel nome si dichiara “democratico”.
IL DECALOGO
1. Siamo tutti scontenti della vigente legge elettorale, unanimemente denominata Porcellum, con la quale si è votato nelle ultime due tornate elettorali (2006 e 2008).
2. Questa legge, attraverso le liste bloccate, ha espropriato gli elettori di ogni residua possibilità di scegliersi i propri rappresentanti in Parlamento, conferendo a una ristrettissima oligarchia di persone (i dirigenti dei partiti) il potere di determinare al 100% la composizione delle Assemblee legislative. Di conseguenza tutti i “rappresentanti del popolo” sono stati nominati da oligarchie di partito, svincolate da ogni controllo popolare.
3. Attraverso l’introduzione di soglie di sbarramento irragionevoli, il Porcellum ha soffocato il pluralismo, espellendo le minoranze non coalizzate dal Parlamento.
4. Il referendum proposto non corregge nessuno dei difetti del Porcellum ma – al contrario – li aggrava, esaltandone le conseguenze negative.
5. Il referendum propone sostanzialmente due modifiche della vigente legge elettorale: a) attribuisce il premio di maggioranza alla lista che abbia ottenuto anche un solo voto in più delle altre liste concorrenti, abrogando la possibilità che il premio venga attribuito a una coalizione di partiti; b) determina il raddoppio delle soglie di sbarramento confermando per tutti la soglia del 4% alla Camera dei Deputati e dell’8% al Senato (che la legge attuale impone soltanto ai partiti non coalizzati).
6. Attribuire il premio di maggioranza a una sola lista determina un incremento inusitato del premio stesso, sovvertendo la regola basilare di ogni democrazia che si poggia sul principio che le decisioni si prendono a maggioranza.
7. In questo modo si realizzerebbe una sorta di dittatura della minoranza, in quanto un solo partito, senza avere il consenso della maggioranza del popolo italiano, avrebbe nelle sue mani il controllo del Governo e la possibilità di eleggere – da solo – il Presidente della Repubblica e di modificare la Costituzione.
8. La chiamata degli elettori alle urne per il referendum nasconde un inganno: essa sfrutta l’insoddisfazione generale che tutti noi nutriamo verso questa legge elettorale (il Porcellum) per spingerci a un voto che, qualunque sia il risultato, non può avere altro effetto che quello di rafforzare il Porcellum.
9. Per questo si tratta di un referendum beffa: ci chiama alle urne per ammazzare il Porcellum, ma in realtà lo ingrassa e lo rende intoccabile, in quanto il Parlamento non potrebbe fare delle riforme elettorali perché vincolato dal voto popolare espresso con il referendum.
10. Per questo diciamo No al referendum elettorale, non andando a votare o rifiutando le schede del referendum, se chiamati alle urne per il ballottaggio.